In un’intervista a ItaliaOggi Francesca Cima, Presidente di Anica Produttori, ha difeso la nuova legge cinema, in relazione alla controversa questione delle quote di programmazione e di investimento in opere italiane ed europee.
“Gli investimenti” ha spiegato, “sono vitali in questo momento storico in cui il pubblico, specie i giovani, consumano film, serie tv e format televisivi come mai prima d’ora. In questo scenario di completa rivoluzione, l’Italia non può permettersi di essere semplicemente uno scaffale delle produzioni americane, ma deve necessariamente investire in opere nazionali, non solo per un chiaro ritorno economico, ma anche perché esse rappresentano un collante culturale”.
Riguardo ai timori dei broadcaster di perdere ascolti a favore di servizi di streaming che potranno più liberamente offrire prodotti non italiani (e giudicati, quindi, di maggiore qualità), la Presidente Anica risponde: “questo ragionamento è sbagliato a priori. Non possiamo esprimere un giudizio su opere italiane che non sono state ancora prodotte. Così come è sbagliato seguire il mero ragionamento economico dell’acquistare solo serie estere perché costano meno. In questo modo l’Italia finirebbe inevitabilmente per diventare l’ultimo anello della catena produttiva. La nuova legge è importante proprio perché impone un investimento di più ampio respiro”.
“Bisogna che produttori e broadcaster abbassino le armi” conclude, “perché la guerra non è questa. La vera battaglia è altrove, nel panorama internazionale. Dobbiamo essere uniti per affrontare un periodo difficile soprattutto per il cinema italiano, che ha bisogno disperatamente di un nuovo modello di business”.