Il primo episodio della settima stagione di Game of Thrones (Il Trono di Spade), andato in onda domenica 16 luglio su HBO, stabilisce un nuovo record per la serie, come riporta Variety: 16 milioni di spettatori totali hanno visto la puntata, di cui 10 in diretta (sui canali ufficiali HBO) e i restanti 6 sui canali streaming ufficiali. Si tratta della premiere più seguita non solo dell’intera serie (cominciata nel 2009), ma addirittura della storia del broadcaster, che in controtendenza rispetto ai vari Netflix, Amazon e Hulu continua a proporre un modello “all’antica” di televisione, costruito sull’attesa, settimana dopo settimana, dell’episodio successivo. E vince, gettando le basi dell’enorme successo proprio in questa affezione smodata del pubblico, che non si limita a seguire la puntata, ma la commenta su ogni social possibile, facendo stabilire alla serie un nuovo record, modernissimo, ossia quello di episodio più “social” della storia della televisione: 2,4 milioni di tweet sono stati scritti nel corso della messa in onda, complice sicuramente il cameo del cantante Ed Sheeran.
Insomma, HBO dimostra (ancora una volta) che, al di là del modo in cui una serie è offerta al pubblico, a fare la differenza è la qualità. Con buona pace di Netflix, che pur rimanendo un colosso (ben 91 candidature ai prossimi Emmy Awards), è stato recentemente al centro di parecchie polemiche proprio col suo pubblico, sia per la cancellazione di show popolari come Sense 8 o The Get Down, sia per la qualità oggettivamente più bassa dei suoi ultimi titoli, ripartiti tra serie e film (War Machine, ad esempio, nonostante il cast stellare, non è stato ben accolto dalla critica, come si legge su Variety e Forbes).
Il successo di Game of Thrones influisce, con un effetto a cascata, anche nel vasto mercato delle location per il cinema e TV.
Stefano Baschiera, in un articolo per Link, riporta dati impressionanti in riferimento all’Irlanda del Nord, regione dove sono effettuate gran parte delle riprese dello show: ogni puntata della serie richiede unità composte da 150 persone, che agiscono in contemporanea su più location, e una stagione comporta un lavoro continuativo di 21 settimane all’anno. Dal 2009, anno in cui la HBO ha affittato gli studi Paint Hall, il ritorno economico è stato di 10:1 su un totale di 116 milioni di sterline totali, ripartiti tra studi e location esterne. Senza contare, ovviamente, le altre produzioni che sono state attirate, nel corso del tempo, proprio dal successo di Game of Thrones, che ha agito come un catalogo per la grande varietà di location e ha attirato molti produttori e broadcaster incuriositi dal modello di business.
A fronte di un incentivo fiscale introdotto nel Regno Unito nel 2013, L’Irlanda del Nord aveva già da anni sperimentato altri fattori per invogliare le produzioni a investire sul proprio territorio: oltre ad una grande varietà di location disponibili distribuite strategicamente su un territorio non enorme e quindi facilmente raggiungibili, la film commission faceva conto anche su un consistente contributo finanziario alla produzione. Non solo: l’enorme mole di lavoro richiesta ha contribuito alla creazione di una rete di infrastrutture ripartite tra nuovi teatri di posa, che ospitano anche altre produzioni internazionali, e strutture ricettive per gli addetti ai lavori, che si sommano alle società e agli enti locali che sono coinvolti collateralmente nelle riprese (nell’articolo di Link, ad esempio, si fa riferimento alla costruzione di strade momentanee che servono a portare le unità produttive sui luoghi delle riprese, i cui lavori sono stati affidati a società locali).
La prossima fine di Game of Thrones (al momento alla sua settima e penultima stagione) non preoccupa più di tanto: otto anni di produzioni internazionali hanno contribuito a rendere Belfast il secondo centro nel Regno Unito per numero di abitanti impiegati nell’industria audiovisiva, inferiore quindi solo a Londra. Un risultato impressionante per una regione che, solamente un decennio fa, era in crisi a causa di un mancato ritorno economico su un territorio che oggi è uno dei più ambiti al mondo.