“L’umanità si difende dal genio negandolo e se ne sbarazza riconoscendolo”, diceva quel genio di Camillo Sbarbaro, sottintendendo che il mondo in realtà non ama davvero le persone eccezionali, anche se apparentemente fa la coda per loro, li venera e li blandisce, ma sempre con l’intento non dichiarato e forse inconsapevole di disinnescarli, di adoperarli come paradigmi rassicuranti e consolatori, banalizzandoli in formule funzionali e facilmente digeribili.
Fra i modi televisivi più divertenti e istruttivi per sbarazzarsene va sicuramente annoverato Genius, il programma più visto su NatGeo negli ultimi quattro anni questa volta dedicato ad Albert Einstein. Un ritratto fatto di luci e ombre, in cui il grande scienziato ebreo-tedesco (il cui poster con la linguaccia è la perfetta rappresentazione del genio ridotto a icona) viene raccontato attraverso i suoi successi professionali, ma anche nei suoi difficili rapporti familiari, a cominciare dai figli, alle due mogli e alle numerose donne con cui ebbe delle relazioni.
Interpretato con grande maestria da Geoffrey Rush e trasmesso da National Geographic (canale 403 di Sky) tra maggio e luglio, la serie Genius: Einstein ha registrato 363mila spettatori medi a settimana e un totale di quasi 2 milioni di contatti.
La prossima stagione, le cui riprese inizieranno alla fine del 2017 e la messa in onda nel 2018 sui canali National Geographic di 171 paesi, avrà come protagonista un altro gigante del Novecento: Pablo Picasso e sarà ancora prodotta da Ron Howard.