Le fiabe on demand sono l’ultima provocazione di Netflix. D’ora in poi sia il finale che le azioni dei vari personaggi potranno essere riscritti dagli utenti, e, forse in omaggio alla sua sede storica di Los Gatos in California, la prima di queste favole interattive sarà il Gatto con gli stivali. Non però quello dei fratelli Grimm, bensì il felino reso celebre da Shrek cui prestò la voce Antonio Banderas.
Il modello di ispirazione sono naturalmente i videogame, ma se da un lato questa sperimentazione riscrive con un linguaggio nuovo l’antica passione dei bambini per le storie, rimodulandone gli esiti a seconda dei gusti personali, dall’altro suscita alcune perplessità. La prima e più immediata è quella che s’interroga sull’effetto che potrà avere sui più piccoli la cancellazione di un rito che si basa sulla ripetizione rassicurante, sebbene molti sottolineino come a scuola questo succeda già da anni, per esempio con la riscrittura in chiave antisessista di classici come Cenerentola, dove i ruoli vengono invertiti e la protagonista non è più solamente bella.
Fra questi Anna Antoniazzi, docente di Letteratura per l’Infanzia all’università di Genova, che sostiene l’utilità di operazioni siffatte, perché «nell’universo crossmediale dei ragazzini è naturale. Siamo solo noi adulti che fatichiamo ad accettare il tradimento delle favole che ci accompagnano da sempre».