Martedì scorso Apple ha aggiunto Amazon Prime Video alla sua piattaforma Apple TV, andando così ad aumentare la propria offerta con tutti i contenuti Amazon. Si tratta di una nuova manovra economica che va ad unirsi ai fermenti di fine anno che stanno cambiando notevolmente il panorama audiovisivo americano e internazionale.
Se da un lato le trattative tra 21st Century Fox e Disney sono quasi giunte al termine, sancendo di fatto un’unione miliardaria tra due dei più importanti giganti dell’industria (e che ha ripercussioni anche su il servizio streaming Hulu, di cui entrambi detengono delle quote), dall’altro si parla ancora della fusione tra AT&T e Time Warner, sebbene il Dipartimento di Giustizia abbia finora bloccato le trattative.
Il mercato sta rispondendo a un’inversione di tendenza che ha trascinato gli utenti dai servizi tradizionali a quelli OTT, Amazon e Netflix in primis, i cui ricavi sono stati quest’anno pari a 25 miliardi di dollari, a fronte della perdita del 3,1% degli operatori tradizionali (più di 800mila clienti). Questo fenomeno, chiamato “cord-cutting”, sta creando una mobilitazione dei media storici, che stanno cercando di mantenere la propria posizione e dimensione globale e il controllo sulle piattaforme distributive. In questo senso vanno lette operazioni come la recente unione tra Discovery e Scripps.