Le serie tv dialogano sempre più con i social network, anche per rendersi appetibili al pubblico più giovane, abituato a non staccare mai gli occhi dal suo smartphone.
I teenager infatti consumano tante ore di video, ma un medium tradizionale come la televisione fatica a incontrare i loro gusti e la loro attenzione. Un esempio di questo rapporto osmotico, in cui la finzione della trama narrativa si combina e si arricchisce delle singole realtà iperconnesse, è Skam, la webserie norvegese per ragazzi basata sulla vita quotidiana degli adolescenti del liceo Hartvig Nissen, in cui i protagonisti hanno un proprio account Instagram che serve a raccontare la propria vita con post, foto, video e storie giorno dopo giorno, in tempo reale. Un rapporto che si instaura pure con i fan della serie – la prima produzione originale TimVision – che iscrivendosi a un servizio di messaggistica via Whattsapp vengono aggiornati su tutte le novità in programma.
Qualcosa di simile era già successo con Mosaic, la serie tv di Steven Soderbergh con Sharon Stone, concepita per essere seguita anche tramite un’app che dava agli spettatori la possibilità di risolvere un omicidio guardando le scene nell’ordine che preferivano, costruendosi da soli il proprio punto di vista sulla storia. Anche Netflix sta sperimentando molto sull’interattività, proponendo per esempio dei finali alternativi per cartoni animati dedicati ai bambini, consentendo agli spettatori di modificare a proprio piacimento la trama, grazie ai molti snodi narrativi che aprono percorsi differenti facendo sviluppare il racconto in modi diversi.